Dieci. Questi i voti che separano il neo sindaco Giuseppe Gambuzza dalla sfidante Barbara Fronterré. Al netto di eventuali riconteggi, ricorsi, ripensamenti e colpi di teatro, proviamo ad analizzare quello che esce dalle urne di Pachino in questo turno di ballottaggio al cardiopalma. Innanzitutto l’astensionismo, ma non è più una novità: sono andati a votare appena il 41,31% degli aventi diritto, il 13% meno rispetto al primo turno che aveva il traino dei candidati al Consiglio comunale. Ma chi non vota, non ha esercitato un proprio diritto lasciando la scelta ad altri. E gli “altri” erano spaccati a metà tra i due sfidanti.
Si potrebbe dire che quella di Barbara Fronterré non sia stata una sconfitta, vista la distanza così esigua dal primo, ma alla fine il sindaco sarà Giuseppe Gambuzza e alla sfidante resta l’amara consolazione (per la seconda volta consecutiva) di sedere tra gli scranni dell’opposizione in quanto candidato sindaco perdente. L’esponente di Azione sa contro chi puntare il dito, basta questa sintesi per capirlo: l’ex capogruppo del Pd (Emiliano Ricupero), sostenuto dal deputato regionale del Pd (Tiziano Spada), si è apparentato con il candidato di Forza Italia, mentre il commissario provinciale del Pd (Antonio Nicita), dopo le elezioni, aveva palesemente espresso la sua preferenza per Fronterrè. E alla fine quei 10 voti pesano. Dal mancato accordo con Ricupero al silenzio del Movimento 5 Stelle, che non ha dato indicazioni di voto, la mancata apertura ad altre voci del territorio ha penalizzato la sua corsa e ne ha decretato la sconfitta. Sfida nella sfida, Peppe Carta contro Riccardo Gennuso, la vittoria va a quest’ultimo, cui va il merito di averci creduto fino in fondo alleandosi con nemici dell’ultima ora (politicamente parlando): Edy Bandiera è andato via da Forza Italia sbattendo la porta, ma a Pachino ha scelto di allearsi.
E vincere, senza un consigliere comunale ma con un assessore in Giunta. Gennuso ha scelto di apparentarsi con l’ex capogruppo del Pd ma non con Fratelli d’Italia, consapevole che l’elettore di FdI avrebbe comunque scelto la compagine di centrodestra rispetto agli avversari. Ha avuto ragione, ha drenato voti da una parte non disperdendo i propri. Anzi. La parentesi politica di Sebastiano Fortunato si è chiusa ancora prima di iniziare, troppo acerbo il candidato patriota in quest’arena. A sentire Gennuso, pare che alla coalizione di Gambuzza con 10 seggi da dividere tra le tre liste che hanno superato il quorum si possano aggiungere i 2 seggi delle liste di Sebastiano Fortunato. Chi vivrà, vedrà.
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